Mons. Fisichella alle corali: portate nel mondo l’amore di Cristo

Con il saluto del Papa all’Angelus e la Messa nella Basilica Vaticana si conclude il III Convegno internazionale delle Corali. Mons. Fisichella ai cantori: portate l’amore di Dio ricordando di essere custodi e sentinelle della bellezza della musica sacra

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

La Messa in San Pietro, presieduta da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, chiude la tre giorni in Vaticano degli oltre 8 mila partecipanti al III Convegno internazionale delle Corali.  Ma il Papa che li ha ricevuti ieri in udienza in Aula Paolo VI, non dimentica di salutarli ancora all’Angelus.

Saluto le numerose corali venute per il loro Terzo Convegno Internazionale in Vaticano, e le ringrazio per la loro presenza e per il loro prezioso servizio alla liturgia e all’evangelizzazione, grazie, grazie tante!

Nella sua omelia, mons. Fisichella prende spunto dalle letture del giorno per parlare della regalità di Cristo e del senso del suo regno che nulla ha a che vedere con il potere mondano. Anzi, il suo potere, l’onore e la gloria che gli sono propri risplendono piuttosto nella sofferenza, nella morte e infine nella Resurrezione. Poi l’accento cade sulla verità che Gesù ci manifesta:

La verità non è una teoria: la verità, per la fede, è una Persona. Gesù è il testimone fedele di questa verità, una verità che non potrà mai essere separata né dalla bellezza né dalla bontà. Questa verità che Gesù ci fa conoscere, che rivela, non è altro che l’amore del Padre per il mondo, l’amore di Dio per ciascuno di noi singolarmente, che si rende visibile nella esistenza concreta, in ogni parola, in ogni gesto, in ogni segno e soprattutto nella morte e Risurrezione del Signore Gesù.

Portatori dell’amore di Dio

Questa, dice mons. Fisichella, è la verità che il mondo contemporaneo attende, l’unica capace di cambiarci la vita e che perciò va gridata, annunciata, anche attraverso il canto: Dio ci ama anche se siamo peccatori, anzi soprattutto quando sentiamo in noi il peso del peccato. Ai cantori, provenienti da oltre 40 Paesi, l’esortazione del presule è quella di essere portatori di questo amore, perché come diceva Sant’Agostino: “Cantare amantis est”, cioè “cantare è proprio di chi ama”.

Il nostro amore a Dio si fa canto, come un’esigenza della nostra povera fede che non sempre trova le parole adatte e per questo si affida alla musica, per dare maggiore solennità e concretezza alla nostra confessione. Quanto diventano vere le parole del profeta Daniele che abbiamo ascoltato: “Tutti i popoli, tutte le lingue Lo serviranno”.

Il servizio alla Chiesa

Mons. Fisichella chiude la sua omelia ribadendo l’essenza del servizio affidato alle corali: il canto, l’inno di lode che esalta la liturgia e il mistero di amore che ci viene fatto vivere, ma che deve risuonare anche in ogni aspetto della vita e soprattutto essere condiviso.

Cantiamo la fede nella salvezza che ci è stata donata; cantiamo la forza della speranza che guida i nostri passi fino all’attesa del Suo ritorno; cantiamo l’amore che qui apprendiamo, per condividerlo e parteciparlo a quanti sono nelle necessità; cantiamo la nostra gioia e la nostra inquietudine, cantiamo il brivido che prova chi ama, cantiamo il silenzio dello sguardo di Cristo su di noi. Cantiamo e serviamo il Signore, come Lui vuole, dove Lui vuole, affidandoci alla Sua volontà. Cantiamo, sapendo di essere custodi e sentinelle della bellezza della musica sacra; cantiamo, sapendo che tutta la nostra vita dev’essere un canto a Cristo risorto.

Fonte Vaticaneews.va