Il rito delle Ceneri nella Chiesa Cattolica

Con l’espressione Mercoledì delle Ceneri (o Giorno delle Ceneri o, più semplicemente, Le Ceneri), si intende il mercoledi precedente la prima domenica di Quaresima che, nelle chiese cattoliche di rito romano e in alcune comunità riformate, coincide con l’inizio stesso della Quaresima, ossia il primo giorno del periodo liturgico “forte” a carattere battesimale e penitenziale in preparazione della Pasqua cristiana. In tale giornata, pertanto, tutti i cattolici dei vari riti latini sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni. Proprio in riferimento a queste disposizioni ecclesiastiche sono invalse alcune locuzioni fraseologiche come carnevale (dal latino carnem levare, cioè “eliminare la carne”)””””[1] o martedì grasso (l’ultimo giorno di carnevale, appunto, in cui si può mangiare “di grasso”).

Il Mercoledì delle Ceneri è strettamente unito all’idea di penitenza, dato che tra gli ebrei si esprimeva coprendosi il capo di cenere e vestendosi con il cosiddetto cilicio.


L’origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell’antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l’evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: “da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all’assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all’assoluzione”.La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell’imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l’importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri.1 –

Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…” (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).2 – Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” e “Convertitevi, e credete al Vangelo”. Adrien Nocent sottolinea che l’antica formula (Ricordati che sei polvere…) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi…) esprime meglio l’aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: “Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l’antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo”.

Il rito dell’imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l’omelia, sostituisce l’atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Giuditta, prima di intraprendere l’ardua impresa di liberare Betulia, “cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell’ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l’incenso della sera, supplicò a gran voce il Signore” (Gdt 9, 1). Gesù stesso, deplorando l’impenitenza delle città di Corazin e Betsaida, affermò che avrebbero meritato la stessa fine di Tiro e Sidone se non avessero fatto penitenza con cenere e cilicio (Mt 11, 21).

Ecco perché Tertulliano, San Cipriano, Sant’Ambrogio, San Girolamo e altri Padri e scrittori cristiani antichi alludono spesso alla penitenza in cinere et cilicio e la Chiesa, quando nei secoli V e VI organizzò la “penitenza pubblica”, scelse la cenere e il sacco per indicare il castigo di coloro che avevano commesso peccati gravi e notori.

Il periodo di quella penitenza canonica iniziava proprio quel giorno e durava fino al Giovedì Santo. Nella Roma del VII secolo, i penitenti si presentavano ai presbiteri, confessavano le proprie colpe e, se era il caso, ricevevano un vestito di cilicio impregnato di cenere, restando esclusi dalla chiesa, con la prescrizione di ritirarsi in qualche abbazia per compiere la penitenza imposta in quella Quaresima. In altri luoghi, i penitenti pubblici compivano la pena privatamente, ovvero a casa propria.

Era generale l’abitudine di iniziare la Quaresima con la confessione, non solo per purificare l’anima, ma anche per ricevere più frequentemente la sacra Comunione. La confessione dei propri peccati era sempre orientata ad avere “comunione con l’altare”, ovvero a poter accedere al sacramento eucaristico, perché la Chiesa vive dell’Eucaristia.

Il primo formulario di benedizione delle ceneri risale all’XI secolo. Il rito di imporre le ceneri sulla testa dei penitenti, gesto dalla grande carica simbolica, si diffuse rapidamente in Europa. Le ceneri, che provengono dalla combustione dei rami d’ulivo della Domenica delle Palme dell’anno precedente, si depositavano sulla testa degli uomini. Alle donne veniva fatta una croce sulla fronte.
dal sito Aleteia.org